Anno 2011 Annus orribilis, i Partiti cedono le armi a Monti.

Nonostante tutto

Siamo alla fine di questo “Annus horribilis” ed è tempo di fare un consuntivo delle vicende che hanno sconvolto il nostro modello di vita e di società.
I Partiti, sui quali si fonda il nostro ordinamento rappresentativo Democratico e Costituzionale, hanno dimostrato un’incapacità di comprendere tempestivamente il rischio di precipitare nel baratro dell’antipolitica.

La destra, attuale maggioranza parlamentare, ha favorito le difese personali del suo “imprenditore padrone” a scapito della difesa degli interessi globali della comunità nazionale.

La Lega, che soleva definirsi “Movimento antisistema e di lotta” è stati saldamente al governo per gli ultimi quattro anni e incollati alle poltrone romane per gli ultimi otto anni su dieci e mentre erano seduti su quelle poltrone, non sembravano guerrieri padani.

L’opposizione (non dico: la sinistra, poiché è difficile differenziarla) ha dimostrato ancora una volta la mancanza di compattezza nella visione di obiettivi progressisti comuni, senza dare speranze di cambiamento rispetto alla “conservazione” di un passato economico - ideologico, superato anche storicamente.

L’incapacità etica e morale, dimostrata da molti rappresentanti, amministratori e politici di tutti i Partiti, con innumerevoli e intollerabili “scandali” denunciati dalla Magistratura, ha scosso in senso negativo la pubblica opinione alimentando la disaffezione e la diffidenza verso la classe politica di casa nostra.

La crisi economica, facilmente prevedibile con una più attenta valutazione, ha fatto precipitare la situazione ponendo anche l’Italia nelle condizioni di un Paese non credibile nella panoramica internazionale, costringendoci a misure eccezionali per le quali tutti i cittadini ne subiscono gli effetti devastanti.

Paradossale che le responsabilità dell’adozione di tali “misure eccezionali” sia ora attribuita proprio a coloro che non hanno avuto l’incarico dell’elettorato a governarci. Chiamati per la dimostrata incapacità degli “eletti” a provvedere alla “cura dell’ammalato”, sono additati come gli “untori” ancor prima di aver verificato gli effetti della cura.

Le spinte e le pressioni lobbistiche e corporative hanno iniziato a suonare i “tam tam” di guerra, il vicino diventa il rivale sul quale scaricare l’onere del risanamento, il più debole subisce, nel frattempo, e ingoia l’amara pillola senza alcun supporto difensivo. L’apoteosi dell’individualismo!

Senza voler addentrarsi nelle dispute accademiche sul “Vulnus costituzionale” sostenuto da alcune parti e relative all’incarico conferito a Monti dal Presidente della Repubblica, vorrei semplicemente affermare che la prudenza abbinata alla risolutezza con cui Napolitano ha affrontato la difficile situazione meriti la massima stima e condivisione da parte di tutti.
Auguriamoci sia stato sufficiente, nonostante tutto.

Pubblicato il 21 dicembre 2011

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Chiaro e scuro: commenti a caldo sulla manovra “Salva Italia”.

Premesso l’apprezzamento al Presidente del Consiglio e ai suoi Ministri per l’esemplare gesto di rinuncia degli emolumenti derivanti dalle loro cariche istituzionali, intravvedo un timido tentativo nell’affrontare il problema delle “spese della politica”. Ritengo insufficienti le iniziative previste per l’eliminazione delle Giunte Provinciali, di alcuni Enti inutili (quali ?), la riduzione dei Consiglieri Provinciali e la gratuità delle prestazioni in alcuni Enti elettivi secondari. Il vero problema, difficile da toccare considerata la “mannaia” parlamentare cui dovrà sottostare la manovra, era quello di rivedere drasticamente il contributo finanziario ai partiti, ai loro apparati e alle loro emissioni editoriali.

L’atto “eroico” di Monti e dei suoi Ministri, come ho affermato, è encomiabile, ma l’Italia non ha bisogno di “eroi” ma di gente normale che ritiene il “bene comune” prioritario rispetto ai propri interessi.    Le lacrime della Fornero, ancorché sincere e commoventi non cancellano l’odioso ricorso alle piccole e attese risorse dei pensionati.       
Ma forse questa è “utopia”.

Altri provvedimenti, quali ad esempio la riduzione del numero dei Parlamentari, essendo di materia costituzionale, non avrebbero inciso nell’immediato sul recupero di “denaro” utile alla ripresa economica del nostro Paese. Avrebbe potuto essere un annuncio di principio, utile forse ad addolcire il “calice amaro” che o cittadini sono obbligati a sorbire ma sarebbe stato sicuramente tacciato di “ facile demagogia populistica”.

Detto ciò, passiamo a commentare gli altri principali provvedimenti contenuti nel Decreto.
Sul versante dell’equità, ritengo insufficiente il capitolo riguardante le nuove imposte su alcuni beni di lusso. La tassa sugli elicotteri e sugli aerei privati mi pare quantomeno “ridicola”, non tanto per “l’imposizione” quanto per il numero di soggetti proprietari di tali beni. Solo il fatto di possedere un’imbarcazione superiore ai sette metri, un elicottero o un aereo privato giustificherebbe un corrispettivo “sforzo” nel contribuire finanziariamente ed equamente a quanto già danno le fasce medio basse dei cittadini italiani.

L’ulteriore aumento d’imposta dell’uno virgola cinque percento sui capitali scudati (rientrati dall’estero recentemente e tassati al cinque percento), mi pare una sonora presa in giro per le persone oneste che hanno sempre pagato le tasse dovute senza sconti e senza “scudi”.

Per il sistema pensionistico, facile valvola di sfogo dei Governi di centro destra, ritengo comprensibile un adeguamento alle norme europee di pensionamento, ovviamente calibrate negli anni e salvaguardando i diritti dei “lavori usuranti”. Il blocco totale del recupero dell’inflazione per gli importi superiori ai mille euro mi par, al contrario, un ulteriore “impoverimento” del potere d’acquisto che si ripercuoterà sul commercio dei beni essenziali. L’impatto, forse più emotivo che concreto, sul versante sociale porterà ancora una volta i pensionati definirsi le “vittime sacrificali” di un sistema iniquo e vessatorio.

La reintroduzione della tassa sulla prima casa è un provvedimento che “ripara”, in un certo senso, alla facile demagogia del Governo Berlusconi. Se da un lato era vero che toglieva una “tassa” da un lato, obbligava le Amministrazioni locali a trovare in altre tasse o tributi il corrispettivo di entrate, fatta salva la riduzione dei “Servizi” erogati. In questo caso “l’equità” dovrebbe consistere nel tassare il “patrimonio edilizio” costituito da migliaia di appartamenti sfitti, investimenti fatti con denaro di dubbia provenienza che in questi anni hanno stravolto il tessuto ambientale del nostro paese e alimentato speculazioni e malgoverno locale.

Infine, per non tenerla lunga, un cenno su un problema che sostengo da tempo: l’eliminazione delle speculazioni borsistiche. Ho apprezzato e condiviso l’intenzione di sostenere in ambito comunitario la necessità di “tassare fortemente” le speculazioni “allo scoperto” fatte dai grossi investitori che “drogano” le Borse europee. Un deciso e comune intervento U.E. potrebbe porre fine a questo disonesto metodo di arricchimento di pochi a danno dei milioni di piccoli investitori che cercano di salvare il patrimonio accumulato con anni di lavoro e di sacrifici.

Un ultimo appunto sul contributo alla salvezza dell'Italia: manca il contributo dei "beni vaticani". Non vorrei passare per l'intransigente "anticlericale" di turno, ma gli edifici di culto e quelli utilizzati per altri scopi devono essere identificati e sottoposti all'identico trattamento fiscale dei "beni privati". Non sono un esperto di rapporti concordatari, ma questo problema non può essere continuamente ignorato da uno Stato Laico quale pretendiamo di essere.

Tuttavia, tra tutto lo “scuro” o semiscuro cui ho accennato, e con un briciolo di ottimismo, vedo un barlume in fondo al tunnel: le buone intenzioni dichiarate dal Presidente del Consiglio. Questa era un percorso obbligato dalla grave situazione contingente e altrettanto obbligati erano i provvedimenti urgenti (da far cassa intendiamo) da approvare. Per un giudizio più approfondito, attendiamo il miglioramento della situazione politico economica e i successivi interventi del Governo.
Un atto di fiducia Monti se lo merita.
Alla prossima


Pubblicato il 5 dicembre 2011

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Occhio al deragliamento

L’attuale fase politica con “manovre” che s’inseguono, nascono, durano lo spazio di poche ore e poi… spariscono, sostituite da altre sempre più improbabili e sempre meno condivise.
Pare di assistere a uno spettacolo da “scalo merci” che appronta un convoglio militare da inviare al “fronte”.

Si deve decidere quali vagoni agganciare al locomotore, ognuno con materiale diverso, con tanti capi stazione e agganciatori che discutono, ciascuno con idee diverse, come comporre il convoglio.
Armi leggere, munizioni, artiglieria pesante, blindati, generi di prima necessità? 

Il “fronte” attende, nello scalo merci si discute. 

Il nemico (la speculazione e l’inflazione) avanza, i difensori (lavoratori, pensionati, sindaci, ecc.) attendono con ansia le risorse necessarie per fronteggiare il pericolo, ma allo “scalo merci” si discute.

Così il convoglio in allestimento continua ad andare avanti e indietro agganciando o sganciando, di volta in volta, vagoni sempre più mezzo vuoti, inutili se non addirittura inutilizzabili.

Ricorderete, almeno i meno giovani, quando in Russia alle nostre truppe arrivarono divise da deserto, mentre in Libia abbondarono calzini di lana, guanti felpati e liquido antigelo !
Il vagone dei “piccoli comuni” è mezzo vuoto, quello del “contributo di solidarietà” è stato addirittura staccato, quello dei pensionati, come il solito è stato riempito da norme penalizzanti per i pochi che ormai “difendono con strenuo valore” il fronte degli aggressori.

Non si capisce su quale binario deve incamminare il “convoglio”; tra mini avanzate e repentini dietro front la situazione diventa ogni minuto più caotica e ingovernabile. Ciascuno dichiara che la predisposizione del convoglio è “stabilità”, che la linea di marcia è concordata ma… il convoglio non si muove.
Nella “sala manovre”, gli ordini e contrordini si susseguono, la posizione degli “scambi” viene modificata continuamente creando confusione e incomprensioni. 

Intanto sul “fronte” giorno dopo giorno si perdono posizioni, le vittime aumentano e il morale scende a livelli di “disfatta”.

Nello “scalo merci” la diatriba prosegue con il rischio che il continuo – avanti e indietro – causi un deragliamento con le previste conseguenze.
Al prossimo “capo stazione” il compito di avere idee chiare sulla composizione del “convoglio” e sulla “linea” sulla quale avviarsi. Un semplice interrogativo: “Arriverà in tempo a evitare la disfatta?”
Auguri.

Pubblicato il 31 agosto 2011

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Slogan e folklore della “Lega”

Dapprima furono: Secessione e Roma Ladrona. In seguito ridimensionate o, addirittura contraddette.
Ma partiamo da un dato storico incontrovertibile. L’Italia, sia al nord quanto al sud, fu terra di conquista per centinaia d’anni. Al nord popolazioni barbariche centro europee, spagnole, francesi, lanzichenecchi, e altre ancora “imbastardirono” gli autoctoni a loro volta di origine gallica.
Al sud invasioni greche, normanne e, in seguito, arabe, e spagnole crearono un “misto mare”, tuttora visibile nella cultura, nell’architettura e nelle tradizioni locali.

Parlare al nord di “razza padana” significa certificare l’origine incerta e plurietnica degli attuali discendenti.
Quanto alla “Nazione Padana”, inesistente storicamente, culturalmente e linguisticamente, significa mistificare una discendenza “meticcia” non certamente paragonabile ad altre etnie indo europee.

La “secessione”, usata come grimaldello per distinguere la proverbiale laboriosità “nordica” dal temperamento mediterraneo del sud, era, e rimane, una contraddizione in termini con la spinta europeista che ormai ha conquistato altri Paesi ben più “fondamentalmente nazionalisti” del nostro.

In seguito allo slogan “Secessione”nasce il Progetto delle “regioni autonome del Nord”. A tutt’oggi le uniche, previste dalla Costituzione, sono il Trentino Alto Adige e la Valle d’Aosta, Delle altre nessuna modifica…altra “bufala”!

Quanto a “Roma Ladrona”, il coinvolgimento dei rappresentanti della Lega nella gestione dei Governi nazionali, dal 1994 a oggi, senza che il “centralismo ministeriale romano” abbia subito sostanziali modifiche nel tempo, spiega, qualora ce ne fosse bisogno, la complicità della Lega nel mantenere artatamente un sistema che offre loro l’opportunità di contrattare, di volta in volta, alcune piccole e insignificanti concessioni più propagandistiche che concrete.

Dalla “Secessione” sono passati al “federalismo”, concetto istituzionale importante ma che deve essere declinato con la vera e concreta attuazione di norme che depotenzino il “centralismo” aumentando contestualmente il “potere decisionale” locale.

Altrettanto contestuale deve essere la semplificazione delle “strutture amministrative” locali (le province?), e gli Enti prolissi e territorialmente insignificanti. Ma questo significa l’eliminazione di Presidenze, giunte, Consigli di Amministrazione ormai occupati, almeno al nord, dai nostri leghisti e, pertanto, poco “digeribili”.

L’ultima “trovata” propagandistica, lo spostamento di alcuni Ministeri al Nord, non trova giustificazioni decisionali, burocratiche e occupazionali. Al contrario, anche in questo caso, ben che vada, vi saranno uffici di rappresentanza, senza alcuna concreta efficacia ed efficienza nei confronti dei “cittadini padani”. Solo aumento di costi (affitto e funzionari che peseranno sulle tasche di tutti gli Italiani. Economicamente e burocraticamente “inutili”, passacarte in buona sostanza, ruolo che potrebbe essere tranquillamente svolto dalle Regioni.

Che cosa rimane ?
I riti dell’”Ampolla" delle acque del Po, raccolta alle pendici del Monviso; il travasamento delle acque dell’ampolla nella laguna di Venezia.

I matrimoni padani, all’ombra d’inesistenti tradizioni “celtiche”. Il rito delle Assemblee di Pontida, vietate alla contestazione e pedissequamente asservite all’immagine del “Boss”. I copricapo “cornuti” e carnevaleschi dei “fidi”.
Suvvia, lasciando perdere le folkloristiche espressioni di Borghezio & Co, cosa possiamo ulteriormente dire:
Lega, un Movimento (diventato Partito) dipendente finanziariamente dal suo “Amministratore Delegato” Silvio Berlusconi, al quale ha fornito gli strumenti per evitare le “leggi” e le relative conseguenze, ottenendo vantaggi politici di facciata ma che non hanno sinora inciso concretamente sul “cittadino”.

Al contrario, il “Patto di stabilità” punisce in modo indifferente Amministrazioni “virtuose” (al nord in buona parte amministrate dagli stessi leghisti) e Amministrazioni disastrose, mafiose e incompetenti. La conclusione che i Comuni oltre a vedersi tagliati i trasferimenti dallo Stato, sono costrette a diminuire o mantenere con nuove tassazioni locali i Servizi ai quali sono preposte.
Ma allora perché continuare a sostenere un Governo che toglie con la mano destra e impone recuperi finanziari locali con la mano sinistra.

Quando i “cari leghisti” lo capiranno, sarà troppo tardi. Hanno tradito i “principi” del Movimento, hanno ipotecato la loro esistenza sulle fortune di un “imbonitore” assorto unicamente nella tutela dei propri interessi e, inevitabilmente, ne condividono fortune e disgrazie.
Dopo la “fortuna” è arrivato il momento della “disgrazia”, alla faccia delle intenzioni  iniziali.
Sic transit gloria mundi!


Pubblicato il 20 giugno 2011

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Unione Europea: se ci sei batti un colpo.

La recente e attuale crisi mediterranea, con le rivolte in Tunisia, Egitto, Libia e altri paesi medio orientali, ha evidenziato, quasi ce ne fosse bisogno, i limiti della “coesione” e della “solidarietà” dell’Unione Europea.

L’ambigua risoluzione del Consiglio di Scurezza dell’ONU, le nostalgie di “primariato” della Francia e le confuse determinazioni assunte dai Capi di Stato dei “volonterosi” riuniti recentemente a Parigi, hanno posto l’accento ed evidenziato le difficoltà che, i “nazionalismi” ancora presenti, vincolano i rapporti tra le Nazioni che vorrebbero e dovrebbero costituire gli “Stati Uniti d’Europa”.

Ancora maggiori sono le “amnesie” relative alla solidarietà tra i membri dell’UE a proposito del previsto esodo di profughi dai Paesi mediterranei in preda al disastro economico e militare che li attanaglia.

Era ampiamente previsto che un’ondata migratoria avrebbe investito le coste mediterranee dell’Europa. Era ampiamente previsto e pubblicizzato che l’Italia, giacché Paese più vicino al continente africano, avrebbe dovuto sopportare tal esodo.

Le principali nazioni che hanno concordato e avviato l’azione bellica sulla Libia erano consapevoli di ciò che avrebbe scatenato e, nonostante questa consapevolezza, non hanno progettato nulla che si occupasse di quest’aspetto, lasciando sulle spalle dell’Italia l’onere e “l’onore” di essere l’unico Paese Europeo a sopportarne le conseguenze.

Fatta salva l’impreparazione del nostro Governo a un evento pubblicizzato da oltre un mese (si cercano ancor oggi le strutture dove ospitare i profughi), è altrettanto evidente che non esiste alcuna intenzione da parte degli altri partners europei di condividere economicamente e organizzativamente il problema.

In buona sostanza l’Unione Europea ha dimostrato di basarsi unicamente sugli aspetti “economici e finanziari”, tralasciando quelli “politici e rappresentativi”.
L’insistenza a mantenere le diplomazie e la “politica estera” sotto tutela delle singole nazioni rende zoppa e asmatica la vera e concreta realizzazione del sogno dei padri fondatori: fare dell’Europa una concreta alternativa al predominio (spesso imbarazzante)  nord americano.


Pubblicato il 25 marzo 2011

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Il duplice significato di ‘ignoranza’

Leggo testualmente dal vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli:
-          Condizione di chi non sa, non conosce, non ha avuto notizia di determinati fatti, avvenimenti e simili;
-          Rozzezza, o zoticaggine.

Pertanto chi è apostrofato con il termine “ignorante” più che offendersi dovrebbe consultare il vocabolario e riflettere quale delle due “definizioni” sono maggiormente appropriate.

E’ altresì vero che non sempre chi scrive o parla usa correttamente i termini dell’Accademia della Crusca, ma anche chi legge o ascolta corre lo stesso rischio, interpretando termini “corretti” come “offese personali”.

Citerò solo due esemplificazioni di “ignoranza”, che, sempre secondo lo Zingarelli, sono da considersi irreprensibili e puntuali:
Il primo: alcune settimane orsono, lo scrittore Saviano” in una trasmissione televisiva denunciava pubblicamente l’infiltrazione mafiosa anche nell’Italia settentrionale e specificatamente nella Lombardia. Il Ministro Maroni, con l’incarico di responsabile della Pubblica Sicurezza, reclamava il diritto di replica sostenendo che le affermazioni di Saviano erano gravi e non sufficientemente supportate da “prove”.

Pochi giorni dopo tale trasmissione, il responsabile nazionale dell’Antimafia non solo convalidava le affermazioni dello scrittore ma presentava altri elementi preoccupanti che il signor Ministro avrebbe dovuto conoscere e contrastare.

Nella polemica che ne è seguita molti hanno definito il Ministro Maroni “ignorante”: penso che solo lui debba scegliere tra le due definizioni quale gli calza meglio!
Il secondo: sempre riferito alla criminalità organizzata presente in Lombardia e, a detta sempre della Commissione Antimafia, Bergamo figura tra le prime città con il maggior tasso di presenza delle organizzazioni mafiose.

In un’intervista rilasciate a un Quotidiano locale il Presidente della Provincia di Bergamo, tal Pirovano sodale di Maroni, affermava: «'Ndrangheta a Bergamo? Mai vista una coppola' - "Nei miei due anni di presidenza posso dire di non aver mai avuto contatti con infiltrazioni di stampo mafioso"».

Credo che il termine di “ignorante” gli si addica, lasciando sempre a lui la scelta quale delle due definizioni in apertura meglio si addice alle sue dichiarazioni.
Non credo che la “Ndrangheta” possa passeggiare bardata di coppola e lupara, ma è sufficiente verificare gli investimenti edilizi che, in tempi di crisi economica e finanziaria, continuano imperterriti anche nella nostra città.

Allora ripetiamo:
-          Condizione di chi non sa, non conosce, non ha avuto notizia di determinati fatti, avvenimenti e simili;
-           O rozzezza, o zoticaggine.

pubblicata il giorno lunedì 14 marzo 2011

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La leggerezza degli 'ideali'.

Sono sempre più meravigliato dalla  leggerezza con cui i partiti modificano i propri “ideali”, fondamento della loro stessa nascita ed esistenza.

Alcuni punti fondamentali che li distinguevano l’uno dall’altro e dai quali scaturiva l’adesione anche elettorale, sono diventati  “optional”  e, in molti casi, completamente dimenticati e ribaltati.
In ogni democrazia ho sempre visto una giusta contrapposizione tra “destra” e “sinistra”, conservatori e progressisti con differenti visioni dello Stato e della Società.

IL “bizantinismo” della politica italiana ha sovvertito, mescolato, ridotto in “ricordo obsolescente” tale distinzione con giustificazioni irrisorie e strumentali .

Avreste mai pensato a una proposta di alleanza tra sinistra ex comunista e destra ex fascista (avanzata da esponenti del PD e irrisa da Fini)?

Avreste mai immaginato i socialisti, sia pure nei loro diversi “abiti”, allearsi e condividere la gestione dello Stato con i nuovi forzisti di Storace?

Avreste mai pensato che i “Laici repubblicani”, eredi di quel partito che fu di Mazzini prima che di Ugo La Malfa, Visentini, Gualtieri, potesse mettersi al servizio di un Silvio Berlusconi, faccendiere e palazzinaro super miliardario. Un partito che aveva nel “Dna” la cogestione dei lavoratori nelle fabbriche, le case del popolo, l’etica laica e politica di Lussu, Calamandrei e Leo Valiani! E dopo il recente dibattito congressuale decidessero di allearsi (in futuro) con il “terzo polo” composto dai “talebani” democristiani e dai “finiani”.

Gli esponenti dei partiti si lamentano che tra l’elettorato serpeggia la disaffezione per la politica, per la partecipazione alla gestione della “Res pubblica”, e non si rendono conto che sono loro i principali motivi dello smarrimento dei cittadini e del loro rifiuto al coinvolgimento.

Mentre nel nostro Paese si discute sui pro e contro del sistema elettorale (maggioritario – proporzionale – semi proporzionale – alla francese – alla tedesca) non ci si accorge che non sono le modalità elettorali a dare la possibilità di scelta al cittadino, bensì la coerenza con cui le forze politiche si presentano.

Sino a quando mancherà la “chiarezza” e la “coerenza” dei partiti politici la forbice, che separa l’opinione pubblica dalla partecipazione politica diverrà sempre più ampia e preoccupante a vantaggio degli “imbonitori” venditori di un paradiso che non esiste !

pubblicata il giorno mercoledì 9 marzo 2011

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Protesta precaria

Quattro milioni di precari e i relativi otto milioni di genitori avrebbero dovuto invadere oggi, 9 aprile 2011, tutte le piazze d’Italia per protestare contro una situazione che non permette loro di avere un futuro “certo”. Quattro milioni di giovani e meno giovani che non si possono permettere la costituzione di una famiglia e quattro milioni di famiglie che non riescono a vedere i loro figli intraprendere la strada del lavoro e dell’autonomia.

Mi sarei aspettato piazze stracolme, giovani e genitori infuriati, esasperati dal “conflitto quotidiano” sulla sopravvivenza, genitori stanchi di vedere i propri figli diplomati e laureati barcamenarsi nel mondo “schiavista” del precariato, senza alcuna tutela previdenziale e sanitaria.

Si, e pur vero che in qualche città importante qualche migliaio di persone hanno sfilato e urlato il loro disagio, ma il panorama complessivo era abbastanza “desolante”. E’ altrettanto vero che da qualche intervista si sono levate proteste per gli stipendi da fame che costoro percepiscono, accompagnati da qualche nonno animato ancora da qualche vecchio ricordo delle “proteste operaie” degli anni sessanta; ma gli altri dov’erano ? Al bar a degustare l’Happy hours del sabato? Nelle Agenzie turistiche a prenotare l’weekend pasquale (da fonti di Agenzie giornalistiche prenotazioni aumentate del 20 % rispetto allo scorso anno) ?

Questa è la nostra Italia, che mugugna, tifa per le “rivoluzioni” arabe del mediterraneo ma che non è capace nemmeno di scendere in piazza pacificamente per chiedere maggior giustizia e maggior riconoscimento dei propri diritti costituzionali.

Articolo 1 : L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro.
Potremmo chiedere di modificarlo:
L’Italia è una repubblica fondata sul precariato !


Pubblicato il 4 marzo 2011

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La politica - termine spregevole ?

Nell’immaginario ormai comune, far politica ha assunto il significato spregevole di “sporcarsi le mani” e rimestare nella palude della “partitocrazia”.Vorrei smitizzare questo “sillogismo”, diffuso e spiegarne le motivazioni.

Cosa significa far politica
“La prima definizione di "politica" (dal greco πολιτικος, politikós) risale ad Aristotele ed è legata al termine "polis", che in greco significa la città, la comunità dei cittadini; politica, secondo il filosofo ateniese, significava l'amministrazione della "polis" per il bene di tutti, la determinazione di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano. Altre definizioni, che si basano su aspetti peculiari della politica, sono state date da numerosi teorici: per Max Weber la politica non è che aspirazione al potere e monopolio legittimo dell'uso della forza; per David Easton essa è l’allocazione di valori imperativi (cioè di decisioni) nell'ambito di una comunità; per Giovanni Sartori la politica è la sfera delle decisioni collettive sovrane.

Al di là delle definizioni, la politica in senso generale, riguardante "tutti" i soggetti facenti parte di una società, e non esclusivamente chi fa politica attiva, ovvero opera nelle strutture deputate a determinarla, la politica è l'occuparsi in qualche modo di come viene gestito lo stato o sue substrutture territoriali. In tal senso "fa politica" anche chi, subendone effetti negativi ad opera di coloro che ne sono istituzionalmente investiti, scende in piazza per protestare.”
Chi e quando si fa politica

Traducendo in parole semplici la “filosofia”, far politica significa “fare delle scelte” e tali scelte tutti noi ne facciamo quotidianamente.

Fa politica la massaia quando esce a far spese, scegliendo il prodotto che meglio si addice alle sue capacità economiche, sceglie lo studente quando invoca una scuola migliore, sceglie il pendolare quando chiede servizi adeguati alle sue necessità lavorative, sceglie il cittadino quando protesta per opere o servizi trascurati o inefficienti. Sceglie l’elettore quando appone la sua preferenza su questo o su quel candidato che, secondo il suo parere, lo rappresenta al meglio.

In poche parole, tutti facciamo politica senza accorgersi e senza appartenere a un Partito specifico, Questa è la politica “in prima persona”, quella del “mi riguarda” di don Milani contro la delega e il professionismo politico.

Se condividiamo queste considerazioni, significa ritenerci tutti “corresponsabili”  della nostra attuale società, delle scelte sbagliate che abbiamo fatto e che non dovremmo ripetere, del futuro che attende i nostri figli e nipoti. Abbiamo il dovere di scuoterci dal torpore e dalla distrazione che spesso ci avvolge e interpretare il nostro ruolo con maggior senso di responsabilità.

Riflettiamo sull’immensa forza che abbiamo, facendo sentire la nostra voce, oltre che un dovere è un diritto: esercitiamolo.                                 
Per questo non vogliamo che il nostro Blog sia ritenuto “apolitico”. Riteniamo che le nostre scelte siano nell’interesse dei cittadini.

pubblicato il giorno lunedì 31 gennaio 2011

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Uomini e bestie

Quando accadono questi tragici episodi, il "gergo" comune li identifica come "fatti bestiali". ciò non corrisponde alla verità.

Le bestie, gli animali, uccidono le loro prede solo per un istinto di sopravvivenza, per la continuità della loro specie, mai per odio, per lussuria, libidine, possesso.
Gli animali difendono il loro territorio, la loro progenie, il diritto a continuare la loro esistenza e trasmetterla ai loro "eredi".

L'uomo, al contrario, uccide per esaudire i suoi più abbietti istinti, per soddisfare le sue passioni, per avere ciò che ossessionatamente desidera.
Molti addebitano questi "istinti" non repressi a una mancanza di "cultura"; anche questa giustificazione mi pare superficiale quando assistiamo a misfatti compiuti da persone con gradi d'istruzione e di cultura elevata e, teoricamente, sufficienti per essere in grado di distinguere il "bene dal male”.

Anche la "religiosità" di un individuo non basta per renderlo "immune". Abbiamo avuto esempi non solo nell'arco della  storia dell'umanità ma anche in epoca contemporanea.
Non "offendiamo" le bestie, sono di gran lunga migliori del genere umano. 
Dobbiamo avere il coraggio di considerarci l'unica specie animale che non rispetta i propri simili. 
Gli intrusi su questa terra siamo noi ! 

Pubblicato il 5 gennaio 2011

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Destra, Sinistra, Laici

Tre aggettivi sostantivati per definire, a grandi linee, le aree politiche italiane.
Il centro-destra, dal punto di vista politologico, si riferisce all'unione del centro e della destra politica e dunque a schieramenti politici di orientamento prevalentemente democristiano, conservatore e liberale. Oggi il PPE è il principale partito del centro-destra europeo e si propone come riferimento unico per tutti i democristiani e i conservatori europei. Aderiscono al PPE, tra gli altri, i principali partiti di centro-destra di Germania, Italia, Spagna, Francia e Polonia: l'Unione Cristiano-Democratica, Il Popolo della Libertà, il Partito Popolare, l'Unione per un Movimento Popolare e Piattaforma Civica.

Per centro-sinistra s'intende una posizione politica nata dall'alleanza di partiti della Sinistra con formazioni politiche di centro. Le ideologie di riferimento sono socialdemocrazia, socialismo democratico, liberalismo sociale, progressismo, cristianesimo sociale e la cosiddetta terza via. I partiti socialdemocratici d'Europa si sono riuniti nel 1992 nel Partito del Socialismo Europeo, mentre alcuni partiti di stampo cristiano-sociale si sono uniti con altri partiti politici di centro-sinistra, fondando il Partito Democratico Europeo nel 2004.

Questo soggetto politico centrista ha stretto solidi rapporti sia con il PSE che con i liberali dell'ELDR. Con questi ultimi il PDE ha formato il gruppo parlamentare Alleanza dei Liberali e Democratici per l'Europa.
Nel linguaggio politico il laico è chi propende per una netta separazione della vita delle istituzioni dall'influenza delle confessioni religiose, ossia per indicare chi si ispira ai valori della laicità. Per estensione laico è anche chi desidera una minore influenza delle confessioni religiose nella società. Laico è anche una persona priva di pregiudizi. Ragionare laicamente è un’espressione usata per indicare un ragionamento che non parte da presupposti aprioristici e non sfocia in prese di posizione immodificabili.

I posizionamenti Italiani non si discostano molto da quelli in campo Europeo, salvo alcune frange di partiti minori che hanno ritenuto opportuno privilegiare la loro rappresentanza parlamentare alle idealità che formano e aggregano le grandi coalizioni europee. Ci riferiamo in particolare alle diaspore Socialiste, Repubblicane e Liberali, dimentichi della loro storia e tradizione centenarie.

Ma proprio queste tre "diaspore" sono le principali responsabili del mancato coinvolgimento determinante dei "laici" nella vita politica del Paese.
Asserviti ora all'uno, ora all'altro punto di riferimento del sistema bipolare, hanno in gran parte perso peso politico e gradimento anche da parte dei ceti culturalmente più aperti e avanzati italiani.

Le logiche "provinciali" di mantenere comunque un "vessillo" anziché un "progetto di società" come segno di riconoscimento, pur apprezzabile dal punto di vista della pura "testimonianza", non apporta nessun beneficio né alle Organizzazioni in quanto tali e nemmeno alla rinascita di "epoche storiche" superate dagli eventi.
Quale strada scegliere ?

Rimanere nella "pura testimonianza" o gettare i cuori al di la dell'ostacolo e tentare l'impossibile ?

Chiudere la porta in faccia a chi vorrebbe dialogare o applicare ciò che è riconosciuto ai "laici": laico è anche una persona priva di pregiudizi. Ragionare laicamente è un’espressione usata per indicare un ragionamento che non parte da presupposti aprioristici e non sfocia in prese di posizione immodificabili.

Questo sarà il punto sul quale dovranno esercitarsi i Repubblicani che aspirano a un futuro delle loro idee e che, se non risolto, lascerà tutto come prima, con le identiche ambiguità e possibili ulteriori diaspore.

pubblicato il giorno domenica 2 gennaio 2011




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