Anno 2014 Riforme e rinvii. Per ora solo parole.



Mani pulite dopo oltre vent’anni.
Nel 1992, con l’operazione “Mani pulite”, sembrava che nel nostro Paese fosse finalmente scoppiato il bubbone tangentizio che coinvolgeva in trame deprecabili politici, imprenditori e pubblici amministratori.
Lo scoperchiamento del verminaio che produceva ricchezza illecita a bande di lestofanti di ogni colore e appartenenza, aveva prodotto, nell’opinione pubblica, l’illusione che finalmente la Giustizia aveva consacrato la vittoria del bene sul male.
Il clamore che aveva suscitato aveva determinato, con il conseguente sdegno, una rivoluzione nelle forze politiche tradizionale che per anni avevano governato l’Italia, favorendo la nascita di nuove formazioni che si richiamavano al giustizialismo e all’etica dei governanti.
Nel corso degli anni successivi, tuttavia, tali aspettative si sono dimostrate non solo illusorie ma corresponsabili della caduta di attenzione e di tensione da parte dei cittadini.
Non solo le “cosche affaristiche” non hanno desistito dall’assalto illecito al nostro patrimonio economico e finanziario, ma hanno ampliato e in modo vergognosamente imprenditoriale la loro attività.
I danni subiti dalla comunità sono aumentati esponenzialmente, ne testimoniano le cifre riportate dalla Magistratura negli ultimi anni nelle sue inchieste. Il marcio è arrivato a livelli insopportabili e danneggia enormemente la nostra economia e la fiducia degli investitori stranieri che potrebbero dare una boccata di ossigeno alla crisi che ci ha colto.
Le misure di contrasto messe in campo dalla politica non hanno prodotto benefici, allo stato dell’arte, e non risolvono il problema, tant’è che gli scandali denunciati coinvolgono ormai tutte le Regioni a ogni livello, politico, amministrativo e burocratico.
Ciò che manca è la “certezza della pena”, la chiave di volta per interrompere, una volta per tutte, la strada dell’impunibilità sotto forma di prescrizioni, patteggiamenti e sconti di pena, nei procedimenti giudiziari in tema di corruzione. E da ultimo eliminare tutte le scappatoie amministrative che facilitano, sotto forma di provvedimenti d’urgenza, la gestione incontrollabile degl’interventi di competenza locale.


Continuare ad abbaiare alla luna mentre il ladro è in casa, è solo una cortina fumogena per nascondere le grandi collusioni che esistono tra malavita, finanza e politica. Forse questa sarebbe la vera Riforma che “ci chiede l’Europa”, e non solo!


Pubblicato il 19 dicembre 2014


--------------------------------------------




Sinistra – destra, oggi

Nelle discussioni che spesso nascono su Facebook, e nei successivi commenti, i sostenitori dell’una o dell’altra parte finiscono per identificare i due sostantivi semplificando il concetto come sinonimi di comunismo o fascismo.

Da sottolineare anche l’aspetto leaderistico (mi si perdoni il termine): ambedue hanno avuto bisogno de “L’Uono della Provvidenza”; l’onnisciente che avrebbe risolto i problemi di tutti.

Superate le ideologie, non sono stati archiviati i sostantivi che le identificavano e, ancora oggi dopo tanti anni dalla loro sostanziale sparizione, almeno in occidente, si tende a contrapporre le due esperienze negative anziché discutere su alcuni dei principali valori a cui, teoricamente, esse si riferivano.

Parlare di Sinistra vuol dire riferirsi a valori come rivoluzione, progresso, giustizia sociale, emancipazione delle minoranze. Citare la Destra è all’opposto sottintendere valori come la meritocrazia, il conservatorismo, l’adesione alla tradizione, il pragmatismo.

Ed è proprio la caduta delle ideologie che ha determinato una confusione tra i due concetti perché ciascuna rappresentanza politica ne ha acquisito, più o meno arbitrariamente, una parte di essi.
La sinistra orfana del punto di riferimento comunista, identificato in concreto nell’Unione Sovietica, ha mutuato, dai valori della destra il “pragmatismo” e la “meritocrazia”.

La destra sta tentando, con alcune varianti nelle frange più estreme, di coniugare il progresso con il conservatorismo e la meritocrazia con la giustizia sociale.

Non esiste più l’identificazione con una “classe sociale”, da un lato, e il “conservatorismo” ottocentesco dall’altro. In alcuni casi, su molti punti le due ali estreme degli schieramenti politici addirittura s’incontrano proprio sul tema della “giustizia sociale”.

E’ vero è che su determinati valori restano immutate le visioni opposte tra esponenti di destra ed esponenti di sinistra. Ne sono un esempio i concetti opposti di disuguaglianza sociale e disuguaglianza naturale, strettamente legati per altro alla dicotomia egualitarismo/ meritocrazia.
Ancora, la destra punta su un’idea risolutiva del “fare”, cercando di smarcarsi dall’importanza attribuita dalla sinistra alla “progettualità”, anche se attualmente l’idea del “fare” è stata fatta propria dal leader della sinistra, Matteo Renzi.

Concludendo brevemente, ritengo attualmente che si siano venute  a creare inedite forme di confronto o conflitto politico, non più riconducibili al consueto schema della politica parlamentare e pertanto non affrontabili secondo i vecchi schemi che hanno caratterizzato lo scorso secolo. Forse pochi se ne sono resi conto, e rimangono ancorati al binomio “sinistra = comunismo”, “destra = fascismo”.


Pubblicato il 16 dicembre 2014


-------------------------------------------

Polemiche a senso unico.


“Siamo soddisfatti. Stiamo realizzando con un Presidente del Consiglio capo del Partito Democratico, che sta facendo la nostra stessa battaglia, le proposte che non riuscimmo a realizzare con il Governo Berlusconi”.
Parole pronunciate da Angelino Alfano, a proposito del dibattito sul “Jobs Act” in discussione in Parlamento, a una giornalista di Rai News ieri 21 novembre 2014.
Ancorché depurate da un’enfatizzazione di carattere propagandistico, tali parole sono un pesante macigno sulla linea politica intrapresa dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nonché Segretario del Partito Democratico. Ma ancor più dovrebbero pesare sull’elettorato che ancora ritiene il PD una forza politica di sinistra.
Non ho trovato traccia di questa dichiarazione sui Quotidiani di stamattina, così pronti a virgolettare ogni frase polemica dei Sindacati e delle conseguenti repliche del fiorentino.
Così come non ho trovato traccia, nei vari commenti che ogni giorno compaiono su Facebook, da parte dei granitici sostenitori del nuovo corso piddino.
Rimane comunque una riflessione e una domanda per i “non schierati”: “E’ il PD che attua una politica di destra nascondendosi dietro lo slogan “Cambiamo verso”, oppure la destra che usa il cavallo di Troia della pseudo sinistra per realizzare i suoi Progetti di “Progressismo involutivo” ?


Pubblicato il 22 novembre 2014
-----------------------------------

Che coincidenze 

I cattolici dicono che a “pensar male” si fa peccato, Andreotti però concludeva che “ spesso si ha ragione”.

Sono laico e non mi turbano sia le convinzioni dell’uno né quelle dell’altro; rimango ai fatti.

A distanza di poche ore sono state divulgate due notizie: la prima riguardante il “rigurgito” d’interesse per l’approvazione della nuova legge elettorale, l’altra la possibilità che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, possa dare le dimissioni entro fine anno.

Visto quanto aveva dichiarato all’inizio del suo secondo mandato, il Presidente, e tenuto conto che sino ad ora nessuna delle Riforme, a cui si riferiva sono state varate e, da ultimo, la sua ritrosia a essere identificato, nella memoria, come il “boia” della sua creatura, non mi stupisco se giunto al termine della sopportazione in qualche modo cerchi di imprimere una svolta definitiva al mantenimento delle assicurazioni a lui date in quell’occasione.

La contemporaneità dell’improvviso interesse nei confronti di una legge elettorale che superi le sabbie mobili nelle quali la sentenza della Corte Costituzionale ha messo i Partiti di casa nostra, può far immaginare che le due vicende siano strettamente collegate.

Un nuovo Presidente della Repubblica potrebbe non esser “legato” al mantenimento dello status quo attuale e decidere di lasciare all’elettorato la responsabilità di come e da chi essere rappresentato e governato.

Ovviamente il maggior interessato a non perdere il vantaggio che l’opinione pubblica gli offre, almeno secondo tutti i sondaggi, è Matteo Renzi, l’attuale Presidente del Consiglio e “boss” incontrastato del Partito Democratico.

Più che grandi manovre, considererei questa contemporaneità un preludio alle, ufficialmente smentite ma sicuramente benviste dalla dirigenza maggioritaria del PD, elezioni di primavera.

Ora, almeno per quest’ultima, rimane solo lo scoglio dei parlamentari eletti con Bersani, poco disposti a perdere metà mandato e preoccupati della loro rielezione e, in generale, dei suoi alleati fuoriusciti da Forza Italia, in evidente difficoltà di consensi.

Per i parlamentari PD è già in atto “l’inchino” al fiorentino per rientrare nelle sue grazie, per gli alleati il mercato della “soglia” di rappresentanza più che i connotati sostanziali della nuova legge elettorale.

I rumors, oltre alle naturali dichiarazioni di pragmatica che escludono qualsiasi precipitazione dell’attuale situazione politica e improvvisa tornata elettorale, mostrano una sostanziale comunanza di obiettivi tra PD e FI, per escludere il Movimento 5 Stelle nelle due scelte: legge elettorale e indicazione del Presidente della Repubblica ma, con l’attuale fluidità parlamentare, non è da escludere che il gioco delle “impuntature” non sparigli le carte sia a Renzi sia a Silvio.

Pubblicato il 13 novembre 2014

-----------------------------------------------------

Quando un “principio” diventa il pretesto di una guerra.

Molto probabilmente quanto scrivo non piacerà a molti amici di Fb, non per questo non desisto dall’esprimere il mio pensiero.

Il “principio”, al quale mi riferisco, è il tanto discusso “Articolo 18” dello Statuto dei Lavoratori.

Vista la limitatezza pratica della sua applicazione, qualche migliaio di casi, e considerata la moltitudine di lavoratori che ne sono esclusi, ritengo che la difesa a oltranza delle diverse opinioni, mantenimento o eliminazione, sia da parte sindacale, compresa la sinistra sinistra, sia da parte della destra, siano solo un modo per creare fratture e “guerre talebane”.

Oltretutto, dal punto di vista politico, la difesa a oltranza del mantenimento serve alla sinistra del PD per rimarcare la sua differenziazione dalla politica renziana, mal digerita e subita da sempre, e dalla destra berlusconiana per rimettere Forza Italia al centro del dibattito politico italiano, offuscato negli ultimi tempi.

Per il sindacato, diviso e indeciso sulle proposte governative di modifiche sui rapporti industrial – sindacali, è l’occasione, forse, per trovare un simbolo unificante, invano cercato su altri fronti.

In buona sostanza, le prese di posizione sembrano più strumentali che oggettivamente di carattere realistico.

Per Renzi può significare un punto di forza per porre l’accento sul suo “fare” e dimostrare, nel caso la Riforma passi, che l’Italia lo segue, in caso contrario giustificare, di fronte agli Italiani e all’Europa, la necessità di ricorrere a nuove elezioni.

I giochi sono in corso, il risultato potrebbe rappresentare una sorpresa.

Pubblicato il 21 settembre 2014


-------------------------------------------------

I due guerrieri – Leggenda africana (ma non troppo)

In una zona dell’Africa centrale convivevano due villaggi non molto distanti l’uno dall’altro. Gli abitanti delle due tribù erano dediti alla pastorizia e, i giovani più forti, alla caccia. Erano le uniche attività che permetteva la loro sopravvivenza. Le dispute tra le due tribù erano frequenti e riguardavano essenzialmente i pochi pascoli dove le sparute mandrie di bovini potevano alimentarsi. Frequenti erano i “dispetti” che si scambiavano: in alcuni casi più spiritosi che dannosi, in altri con vittime di animali che erano dispersi nella boscaglia e diventavano facili prede di bestie feroci.
La tribù dei “lancieri”, armati di lunghe lance, spaventavano gli armenti dell’altro villaggio lanciandole in mezzo alla mandria facendo fuggire gli animali nella bosscaglia, l’altra tribù, i “mazzieri” muniti di scudi e di grossi bastoni nodosi, rispondevano battendo le mazze contro gli scudi e con molto rumore disperdevano le mandrie degli avversari.
I bambini, incaricati di sorvegliare i bovini, per evitare di essere redarguiti e puniti dagli adulti per non aver attentamente sorvegliato la mandria, dovevano spesso rincorrere i capi dispersi nella boscaglia correndo il rischio, a loro volta, di essere prede. Non era raro il caso che, dopo qualche giorno, oltre i resti del bestiame si rintracciasse anche quelli dei ragazzini che li avevano rincorsi.
I capi dei due villaggi, ritenendosi entrambi dalla parte della ragione e addebitando alla rispettiva controparte tutte le cause del dissidio, evitavano d’incontrarsi e di risolvere pacificamente la disputa.
Un giorno, al limite di una radura, dove pascolavano alcuni bovini, s’incontrarono due guerrieri appartenenti alle due diverse fazioni. Uno armato di tre lance, l’altro munito di uno scudo e un grosso e nodoso bastone fatto a mazza.
Il guerriero con le lance, forse spaventato dall’apparizione dello storico nemico, cercò di colpirlo con una lancia che l’altro guerriero parò facilmente con lo scudo.
Il guerriero con le lance lanciò le altre due con l’identico risultato di vedersele parate dallo scudo dell’altro.
Il guerriero munito di scudo e mazza, a questo punto, gli si avvicinò minaccioso facendo roteare la mazza minacciosamente con l’intenzione di  colpire l’avversario.
Il guerriero, ormai disarmato, con l’ultima scintilla di orgoglio, disse al suo assalitore: “Uccidimi pure, ma ricordati che sarò vendicato !”.
E la faida continuò.
Pubblicato il 20 luglio 2014
---------------------------------------

Gli errori di Grillo

Il Movimento 5 Stelle ha sprecato per la seconda volta l’occasione per porsi come “alternativa credibile” alle due fazioni contrapposte Pd e PDL. Ha perso il momento in cui poteva condizionare un Governo che si reggesse sulle sue indicazioni, in alcuni casi condivisibili e in linea con l’obiettivo del “cambiamento”, ha perso ora, con la consultazione europea, limitandosi a propugnare lo “sbancamento” del sistema parlamentare e l’antistorico isolamento italiano dal contesto europeo. Il tutto condito e infarcito da insulti e delegittimazioni delle Istituzioni Costituzionali.

Grillo ha stravolto un Movimento che da contestatario è diventato pseudo rivoluzionario, senza avere la forza ideologica di una Rivoluzione Francese o Sovietica. Altri contesti sociali.

Grillo ha perso perché ha proposto solo la “distruzione” e non la speranza di una rinascita.

Grillo ha perso mettendo all’indice persino i “suoi” rappresentanti e ispirandosi a una nuova divinità, la Rete, il virtuale che annulla il significato di vera comunità e di confronto tra persone.

Grillo ha perso perché, fondamentalmente, un comico rimane un comico e più che urlare non ha proposte credibili da offrire.

Forse la sua parabola non è ancora terminata, tuttavia ha dimostrato che ha toccato il vertice massimo e ora sta lentamente, ma inesorabilmente, tramontando.

Pubblicato il 26 magio 2014


--------------------------------------------

Un' uggiosa giornata su FB

Poteva essere scontato che il "dibattito", si fa per dire, d'ieri su Facebook fosse polarizzato dalle ultime vicende riguardanti l'ennesimo post di Grillo relativo alla Presidente della Camera, Laura Boldrini, e alle prese di posizione sul tema. Dal mio osservatorio, ovviamente molto parziale e viziato dalla tipologia di amicizie di cui godo, posso, ho potuto osservare una generale mancanza di "commenti autonomi", in buona sostanza non viziati dalla pedissequa "appartenenza" o dalla lettura e/o ascolto dei massa media imperanti.

La coda della serata, con l'intervista della Boldrini a Fazio, ha ulteriormente segnato un degrado del "dibattito" soffermandosi su pretestuosi e salottieri commenti sulle reazioni psicologiche della signora, rispetto alle risposte date all'intervistatore.

Osservazioni che andavano dalla sua "emotività", alla sua "parziale" giustificazione sulle motivazioni che l'avevano indotta ad applicare le regole che hanno scatenato la furia grillina, ai "tempi" tardivi con i quali aveva richiesto anche al Governo l'opportunità di semplificare la presentazione e la conversione dei Decreti Legge.

Ma, prescindendo da quest'ultimo aspetto, ciò che maggiormente mi ha colpito che neppure la "generalità" della metà del cielo, abbia fatto prevalere il proprio amor proprio con fermezza davanti a forme sessiste e delinquenziali cui è stata oggetto non la Presidente, quanto la "categoria".

La maggior parte del sesso maschile ha preferito ignorare il tema specifico, riproponendo pappagallescamente le motivazioni e le giustificazioni del M5S sulla sopraffazione delle libertà parlamentari, altri riprendendo le perplessità sul fatto specifico dell'aumento di capitale della Banca d'Italia ed entrambi senza dare un plausibile "motivazione" politica alternativa.

Sicuramente FB non è il contenitore appropriato per approfondire temi di economia e di finanza, ma almeno evitare la riproposizione con il solito copia/incolla delle opinioni altrui, ovviamente a seconda delle personali convinzioni.

Ne consegue che, purtroppo, gli sforzi fatti da quanti cercano di dare una propria valutazione "ragionata" (non per questo considerata verità vera) vengono "annegati" da post settari e partigiani.
La mancanza di un vero " dibattito politico" propositivo ha prodotto una forma di "qualunquismo personale" che ha raggiunto livelli veramente preoccupanti e contribuisce alla degenerazione del senso di democrazia che, come ha denunciato ieri sera la Presidente Boldrini, si manifesta poi con l'intolleranza e il caos.

Pubblicata il 2 febbraio 2014

Nessun commento:

Posta un commento

Non sono tollerati commenti con contenuto osceno o offensivo.