Anno 2012 Renzi inizia la scalata.

 Sostiene Renzi (Parafrasando “Sostiene Pereira” di Antonio Tabucchi)

Sostiene Matteo di non volere comitati centralizzati. In questo modo  se a Viterbo ci sono 10 comitati, Fioroni non potrà intestarsi il risultato. Così Moscardelli a Latina. O i lettiani eretici in giro per il mondo.


Sostiene Renzi, che vive da contemporaneo, di conoscere il problema del precariato, Di sapere cosa passa una donna a 34 anni sul lavoro. Cosa significa fare il creativo e non pagare l’affitto. O l’operaio nella fabbrichetta dove ti schiavizzano davvero, dove la sicurezza non esiste, mentre tutti parliamo dell’operaio della grande industria, quello che sul contratto ha persino descritti i pesi che può caricare. Una cosa che nessun cameriere, nessun falegname, nessun saldatore sa cosa sia. E nemmeno i lettori dei giornali da salotto, tutti occupati a sparare altrove, dove fa più audience. Consiglio il bel libro di Santarossa “Viaggio nella notte” per sapere cosa significa lavorare in una fabbrichetta di provincia.
Sostiene Renzi di non credere all’Europa dei mercati, ma all’Europa “abitata” dai suoi cittadini). Di non aver paura di parlare con la Merkel. Che la cosa importante è cosa si fa in Italia, non il capello brizzolato che fa autorevolezza. Che se sei autorevole di aspetto, ma poi sei ostaggio delle correnti del tuo partito, non decidi nulla davvero.
Sostiene Matteo Renzi di aver il coraggio di dire che in Italia spendiamo poco per i dipendenti pubblici. E’ che spendiamo male.
Sostiene Renzi, che è un cattolico, che se i gay si sposano a lui non frega nulla. Il sacramento è una cosa privata. Sostiene di non far finta che i problemi non esistano, ma che li si deve affrontare. Sostiene Renzi d’incarnare meglio di chiunque altro il motivo per cui è stato fondato il PD, la casa comune dei progressisti che superava l’accrocco delle alleanze, dei giochetti, della spartizione.
Sostiene Renzi di essersi stufato degli interventi per i giovani come se fossero degli interventi straordinari per chissà quale categoria protetta. Sostiene che da oggi gli interventi per il Paese devono essere gli interventi per i giovani perché in tutti i luoghi del mondo è così, perché esiste identità tra progresso e futuro e quindi tra i giovani e la loro esistenza.
Sostiene Renzi di voler ridare futuro a chi non lo ha, alla sua generazione e a quella dopo la sua. Quelli che i figli no, il mutuo no, il contratto no. Per trasformare quei no, in sì.”
Un ottimo Programma politico da discutere in un Congresso di Partito in modo tale da renderlo un “Progetto ideale” della Sinistra Democratica e Liberale. Chi potrebbe obiettare una simile visione programmatica?
Da ultimo, e non meno importante, con le attuali (non) regole che informano la consultazione, chi è in grado di assicurare che un’eventuale vittoria di Renzi e del suo “pensiero” possa diventare vincolante per gli altri Partiti che indicano i loro concorrenti nelle primarie e possa, in tal modo, diventare il “Manifesto politico” della coalizione e non solo del PD ?
Poiché la Politica è l’arte del possibile, trovo utopico e improduttivo che in una consultazione che non ha nulla di congressuale bensì solo di “primariato esecutivo” possa aver seguito concreto nella composizione del prossimo governo del Paese.








Ma quale futuro può avere, oggi,  nel contesto di un eventuale “Programma di coalizione”?
Quali alleati potrebbero impegnarsi con il PD per un Governo che mettesse prioritariamente tali questioni sul tavolo delle trattative? Non certamente con l’UDC o con la Sinistra di Ferrero. I rimanenti sono sufficienti numericamente ?


La battaglia che Renzi ha iniziato dovrebbe essere condotta nel posto giusto e nel momento giusto. Con molto pragmatismo lo trovo, oggi, utopico.






Pubblicato il 20 settembre 2012



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Manovratori e manovrati (inconsapevoli)

Nella società dell’informazione globale, delle notizie in tempo reale, degli scoop in diretta, non ci accorgiamo di essere inconsapevolmente (non so quanto) strumentalizzati dai mass media cartacei e televisivi.

Notizie che un giorno occupano a titoli cubitali la prima pagina, perdono ogni interesse il giorno successivo senza, peraltro, aver avuto un debito approfondimento sulle cause e sugli effetti che determinano: “ l’usa e getta dell’informazione.”

Le conseguenze negative di questo modo d’informare sono evidenti: la mancanza di consapevolezza, da parte dei cittadini, ascoltatori o lettori, dell’importanza o meno di situazioni che potrebbero incidere sul futuro di ciascuno.

Se poi a queste forme “parziali e strumentali” d’informazione si adeguano anche le forze sociali e politiche, il disorientamento dell’opinione pubblica è completo.
Di esempi ne potremmo elencare a iosa: le polemiche sull’articolo 18, sugli esodati, sull’uguaglianza contributiva, sui tagli ai partiti e ai parlamentari, ecc., ecc.
Quali conseguenze ha avuto l’applicazione o meno di provvedimenti, o presunti tali, che secondo le diverse “parti” erano considerati deleteri o indispensabili? Erano problemi reali oppure ideologici ?

Nella scorsa primavera rullavano tamburi di guerra, s’ipotizzavano situazioni di rivolte sociali, d’instabilità istituzionale, di cambiamenti epocali, terminati tutti sotto l’imperversare del caldo sahariano e delle catastrofiche previsioni meteorologiche e ambientali.

Le accalorate discussioni sulle pagine di Facebook si sono lentamente affievolite con l’incalzare delle vacanze estive, depotenziate dai nuovi “interessi” estivi e balneari.

Me manifestazioni sindacali si fermano per la “pausa pranzo”, quelle politiche sono inchiodate tra i tavoli delle varie Feste di partito, occupando lo spazio tra un piatto di lasagne e un paio di costine. Gli esponenti politici si esibiscono in elucubrazioni di future alleanze orfane di basi programmatiche e di valide soluzioni progettuali.

Ma per l’opinione pubblica tutto continua come prima, e attende che meteorologicamente finalmente torni la pioggia e che politicamente “adda passà 'a nuttata”.
Volubili incoscienti o manovrati inconsapevoli?



Pubblicato il 1 settembre 2012

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Io, Laico
Rimango testardamente ancorato ai miei principi di laico  e convinto sostenitore della Costituzione Italiana.
Mi riferisco alla nostra Costituzione poiché contiene, nel suo articolato, tutti gli elementi necessari per realizzare uno Stato laico e democratico. Le libertà individuali, la separazione tra Stato e Religione, di qualsiasi religione, la suddivisione dei compiti e dei ruoli delle diverse Istituzioni che ci governano, il rispetto delle etnie, l’uguaglianza degli esseri umani, indipendentemente dalla loro provenienza e dal loro colore.
La difesa del principio che lo Stato deve provvedere all’Istruzione, alla Salute e all’Assistenza di tutti e che “tutti”,  indistintamente, sono tenuti a contribuire, secondo le proprie possibilità economiche al finanziamento dei servizi forniti.
Sono convinto che la rappresentanza parlamentare sia l’espressione della volontà dei cittadini e per tale motivo il “rappresentante eletto” debba prioritariamente redigere un ”patto”, sul quale chiedere la fiducia, e rendere conto agli elettori delle sue successive attività.
Ritengo che a 64 anni dalla sua entrata in vigore (1° gennaio 1948) non sia stata completamente attuata e che, pertanto, prima di arzigogolare sulle presunte modifiche si renda piena attuazione a tuuto l’articolato, secondo quanto scritto e conforme allo spirito dei nostri Padri Costituenti.
Pubblicato il 23 maggio 2012
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Notizie e Gossip

L’informazione dovrebbe essere una cosa seria, ma anche questo “mezzo”, oggi ancora più importante considerata la velocità di diffusione, sta abdicando al suo ruolo principale.
Senza fare “dietrologia” ipercritica, possiamo renderci conto che le notizie che ci vengono “propinate” giornalmente sono malamente approfondite e scaturiscono, in buona parte, da “indiscrezioni” la cui validità, spesso, dura lo spazio di poche ore.

In buona sostanza i vecchi principi del giornalismo: “chi?, cosa?, dove?, quando? e perché?” sono ormai ritenuti “accezioni archeologiche” e difficilmente trovano riscontro nella pratica giornalistica. Il Gossip ha sostituito la notizia raccolta sul campo e verificata;, l’indiscrezione, magari comperata, costituisce il “fulcro” della notizia e non il contrario; prevale il proprio “interesse di bottega”, nel pubblicare pseudo scoop, rispetto alla corretta informazione.

Molte volte i titoli dei vari articoli pubblicati sono avulsi dal contenuto dell’articolo stesso, oppure si riferiscono a fatti marginali, “specchio delle allodole” per i lettori. Le smentite o le rettifiche difficilmente trovano spazio con la stessa “enfasi” con la quale vengono “elargite”, generalmente ospitate nelle pagine delle “lettere al direttore” e con caratteri di poco rilievo. I settimanali sono “maestri” in questo campo ospitandole nella penultima pagina tra la pubblicità dei pannoloni e quella dei deodoranti per debolezze vescicali.

L’obiettivo non è più “l’informazione” ma il numero di copie vendute, strettamente correlato all’acquisizione di spazi pubblicitari. In poche parole il “mercato”.
I grandi quotidiani sembrano redatti dalla stessa mano, i temi in prima pagina sono tutti uguali, i titoli degli articoli si discostano lievemente con l’inserimento di qualche aggettivo che li differenzia. Un’informazione “ingessata”, schiava dell’umore dei lettori anziché essere la fonte della “conoscenza”.

Ieri succubi di un “padrone” politico, oggi i primi veicolatori dell’antipolitica.
Con questo tipo d’informazione si formano le idee e la coscienza del cittadino. Accade quando i “ruoli” fondamentali perdono ogni valore nella società.

Pubblicato il 20 aprile 2012


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La “gogna quotidiana”
Molto probabilmente le mie facoltà critiche hanno subito qualche danno attribuibile al bacillo chiamato “virus crisis”, ovverossia addossare alle responsabilità altrui la mia incomprensione sulle logiche che muovono i mass media a commentare l’attuale situazione politica, economica e finanziaria del nostro Paese. Ho creduto, sin dalla costituzione del Governo  tecnico di Monti che ci saremmo dovuti assumere tutti la responsabilità di quello che facciamo, nel senso etimologico del termine: di un’abilità nel dare risposte adeguate a ciò che ci accade, una respons-ability.
Il Governo Monti è nato sulle ceneri di un sistema politico parlamentare che aveva dimostrato, specialmente negli ultimi anni, di non essere in grado di assumere decisioni di tale spessore da poter contrastare, o almeno tentare di farlo, la bufera che dopo l’America aveva contagiato e stravolto la vecchia Europa.
D’altra parte lo spessore politico dei nostri rappresentanti istituzionali non lasciava margini di sicurezza e di tranquillità tanto a noi italiani quanto agli altri governi che fanno parte dell’Euro e la conseguente pressione che il Presidente Napolitano esercitò sul Governo in carica affinché se ne assumesse le dovute responsabilità e le relative ovvie conclusioni, furono l’unico modo per tentare di ridare al “Paese Italia” una credibilità che giustamente gli spettava: il risultato affidare a personalità di alto livello conoscitivo e di provata estimata presenza a riaggiustare un Paese sull’orlo dell’abisso e presentarsi agli altri partners europei con maggior credibilità e stima.
Ho fatto questa premessa, non perché prediliga scorciatoie extracostituzionali alle norme “Costituzionali” attualmente vigenti, ma per sottolineare che comunque questo “strappo” ha fatto assai comodo a tutti (o quasi) gli schieramenti parlamentari che non hanno dovuto assumere in “prima persona” le dure e necessarie misure.
Chiarito questo, noto in alcuni Quotidiani nazionali una sorta di “astinenza da Gossip”. Mancando la materia prima, ampiamente dispensata ai lettori con le vicende più o meno boccaccesche del vecchio inquilino di Palazzo Chigi, non trovano di meglio che scagliarsi contro la presunta vocazione “presenzialista” del nuovo, arrivando all’esilarante denuncia di “eccessiva occupazione dell’informazione”.
Mi riferisco a un articolo pubblicato alcuni giorni orsono, a caratteri cubitali in prima pagina, da “Il fatto quotidiano”.  Il quotidiano denuncia come scandaloso il fatto che in primo luogo l’intervista sia stata effettuata nello studio del Presidente del Consiglio a Palazzo Chigi e non alla Rai, secondariamente che l’intervistatrice abbia concesso “con aria estatica e adoratrice” di sforare impunemente dalla mezz’ora prevista dalla “scaletta” televisiva.
“Atti gravi” che hanno fatto immediatamente pensare a una forma servile nei confronti del “potere”.
Suvvia, giornalisti de “Il Fatto”, siamo seri, non mettetevi sullo stesso piano di Calderoli che denunciava un Capodanno Bunga Bunga, a spese del contribuente, da parte della famiglia Monti a Palazzo Chigi. L’Informazione, con la I maiuscola, merita qualcosa di meglio della “gogna quotidiana”.


Pubblicato il 29 gennaio 2012



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