Anno 2015 - Con un nuovo Presidente della Repubblica

A proposito di Erri De Luca

A proposito dell'assoluzione di Erri De Luca. Pur partendo dal principio che non mi piace criticare le sentenze emesse dai Giudici, in generale, trovo singolare la dichiarazione di De Luca in Tribunale: "Anche Mandela e Gandi invitavano al sabotaggio, quindi.....ecc.ecc.". Forse per uno scrittore il significato di sabotaggio (Reato consistente nel danneggiamento intenzionale di edifici o macchinari di un'azienda, di impianti, materiali o servizi di pubblica utilità) equivale a quello di boicottaggio (L'atto di frapporre un ostacolo alla riuscita di qualcosa) e quindi equipara un danneggiamento ad un atto d'impedimento alla riuscita di qualcosa. 

Ma nelle fragili menti di alcuni estremisti tale incitamento ha ben altro significato: distruzione, magari anche con danni personali e non solo economici, a beni o cose (senza escludere persone che si trovano sulla loro strada) a scopo terroristico. Forse più che un Giudice, a chiarire il significato delle parole di De Luca e la loro reale ricaduta sull'opinione pubblica, si sarebbe dovuto esprimere qualche esperto di "semantica".

Oltretutto De Luca, scrittore che nell’accezione specifica dovrebbe conoscere la lingua italiana e il significato delle parole, nella sua affabulazione oratoria ha pure commesso due errori storici:
Citando Mandela ha dimenticato la situazione in cui versavano le popolazioni indigene a quel tempo, soggette a dure repressioni e ghettizzate nel Sud Africa anglo – boero. Era una questione di sopravvivenza per un popolo e non contenuti ideologici.

Citando Gandhi, ha mistificato il suo pensiero e il suo fine: la disobbedienza civile (boicottaggio) non ha nulla a che vedere con il sabotaggio.
Cattivo maestro, lo scrittore ?

Gallicu

20 ottobre 2015


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I nuovi muri d’Europa

Con la caduta del muro di Berlino, nel 1989, si pensava che finalmente l’Europa chiudesse l’ultimo capitolo della seconda Guerra Mondiale e degli accordi di Yalta che la dividevano verticalmente dal nord al sud e mettevano in risalto lo stato di conflitto tra le due ideologie: quella occidentale e quella, comunista, orientale.

Con la caduta di quel muro, e la conseguente ricaduta sulla rincorsa al “primato ideologico”, ci si augurava che l’Europa ritrovasse le condizioni e le motivazioni per instaurare un futuro di pace e di prosperità duraturo e immune da nuove avventure nazionalistiche e nostalgiche.

Purtroppo solo in parte l’augurio e la speranza di quel periodo si sono concretizzati nella costruzione di una società più solidale, tollerante e, in buona sostanza, più democratica.
Ciò che in questi anni ha prevalso è stato l’aspetto economico – finanziario, lasciando tutto il resto alla mercé degli egoismi nazionali e degli interessi elettoralistici dei vari Partiti o alleanze che li governano.

Il “primato economico” si è visto all’opera nei confronti della Grecia, il “primato etnico – elettoralistico” lo vediamo oggi con la riproposizione di altrettanti “muri”, non più dal nord al sud bensì dall’ovest all’est nell’Europa meridionale.

Muri diversi, alcuni fatti solo, si fa per dire, di contrapposizione intollerante verso il “diverso”, il povero che per necessità dovute alle guerre o alla fame, cerca ospitalità in Paesi più abbienti; altre vere e proprie barriere di filo spinato e lastre di cemento che separano nazioni, magari appartenenti alla stessa Comunità Europea.

Peggiore ancora il previsto varo di leggi, in questi Paesi, che inserendo il reato di clandestinità nei loro ordinamenti giuridici, li accompagnano con pene detentive non irrilevanti.
Non basta, pertanto, che la Comunità Europea si sia decisa ad affrontare il tema dell’accoglienza con le famigerate e tardive “quote”, ma ora è altrettanto necessario che sia la politica ad avere il sopravvento sugli egoismi nazionali imponendo un “codice” comune che uniformi il trattamento e le norme dell’accoglienza e della distribuzione legate strettamente alle singole capacità economiche dei vari Paesi e istituendo, in parallelo, una ripartizione di aiuti economici che sopperiscano alle singole difficoltà.

Credo sia giunto il momento d’affrontare il nodo fondamentale che determinerà la possibile evoluzione politica dell’Unione Europea: la scelta di Organismi sovrannazionali che gestiscano la politica (con la P maiuscola) di quella che avrebbe dovuto essere una comunità di Stati credibile e affidabile nel contesto mondiale delle Nazioni.

Spetta ai nipoti dei Padri Fondatori realizzare quest’obiettivo, i figli hanno già dimostrato l’inadeguatezza.

Gallicus
13 settembre 2015

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Un giorno come un altro

Il sindaco di Spirano, un paesotto della Bassa pianura bergamasca, ha deciso di non commemorare il 25 aprile con la motivazione che: “…. è un giorno come un altro.”. E prosegue affermando che: “Probabilmente è l'unico giorno dell'anno in cui a Spirano non si fa niente. I più illuminati possono festeggiare San Marco e la Serenissima Repubblica Veneta.”
Il sindaco, ovviamente un leghista “illuminato”, ritiene il giorno della liberazione dell’Italia dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista, insignificante rispetto alla conquista della libertà e della democrazia di un popolo.
Per la vita delle persone, ogni giorno dell’anno è uguale rispetto a quello precedente e a quello successivo, le ventiquattro ore si susseguono da quando esiste il mondo e non sono certamente le festività o le ricorrenze stabilite dall’uomo che la possono modificare.
Ma se il signor sindaco di Spirano che affronta il problema filosofico dell’esistenza umana in tal modo, non comprendo perché inviti a festeggiare San Marco e la Repubblica di Venezia. Meglio ancora la Sagra di primavera, in un estremo ricordo del balletto di Sergej Djagilev, su musica di Igor' Stravinskij.


Un giorno, un giorno come un altro 
La gente, la gente che lavora 
Le strade, le strade sono piene di mille e mille parole 
Un giorno, un giorno come un altro 
Io passo tra la gente senza dire niente 
Un giorno, un giorno come un altro mi ricordo di te 
Un giorno, un giorno come un altro 
La gente, la gente a mezzogiorno cammina verso casa 
Racconta, racconta qualcosa di nuovo 
Un giorno, un giorno come un altro io passo tra le gente 
Non succede niente 

Ma il primo cittadino di Spirano, forse, non avrebbe proprio niente da dire.

22 aprile 2015


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I Fatti di Genova: responsabilità morali, politiche e penali.

I fatti della scuola Diaz sono avvenuti durante lo svolgimento del G8 di Genova nel 2001;  tra le ore 22 e mezzanotte, nelle scuole Diaz, Pertini e Pascoli, divenute centro del coordinamento del Genoa Social Forum, guidato da Vittorio Agnoletto, facevano irruzione i Reparti mobili della Polizia di Stato con il supporto operativo di alcuni (non tutti) battaglioni dei Carabinieri. Furono fermati novantatré attivisti e furono portati in ospedale sessantuno feriti, dei quali tre in prognosi riservata e uno in coma. Finirono sotto accusa 125 poliziotti, compresi dirigenti e capisquadra, per quello che fu definito un pestaggio da "macelleria messicana" dal vicequestore Michelangelo Fournier..

Ripercorriamo sommariamente gli eventi e analizziamo, cercando di essere obiettivi, anche le varie omissioni, superficialità, strumentalizzazioni e responsabilità che non solo la Forza Pubblica ma anche gli “organizzatori” della manifestazione hanno determinato il tragico finale.

Partiamo dagli organizzatori: i “responsabili” del corteo erano a conoscenza della forte infiltrazione di “Black Bloc”, provenienti anche da altri Paesi Europei, che avrebbero commesso azioni provocatorie per giustificare l’intervento della Forza Pubblica. Questo fatto è il motivo per cui le Organizzazioni Sindacali, CGIL in testa, che avevano originariamente aderito all’iniziativa, ne presero le distanze invitando i propri partecipanti dall’astenersi dallo sfilare.

Nonostante queste informazioni gli Organizzatori, con il signor Vittorio Agnoletto in prima fila, le ritennero eccessive e lasciate trapelare ad arte per svuotare il corteo previsto.

Le Forze dell’Ordine non presero seriamente in considerazione le informazioni provenienti dalle analoghe Istituzioni dei vari Paesi Europei che segnalavano numerosi e agguerriti gruppi di facinorosi che si dirigevano verso i valichi di frontiera italiani. Questo fatto permise all’introduzione in Italia anche di elevati quantitativi di armi improprie che furono in seguito utilizzate da costoro per rendere infuocata (letteralmente parlando) la coda della manifestazione con gravi danneggiamenti a negozi, automobili e arredi urbani.

Ancora le Forze dell’Ordine, schierate in pratica solo attorno alla zona off limits, non intervennero invece sui devastatori che indisturbati, alle spalle del grosso del corteo, compivano gli atti vandalici e delinquenziali. Il questore, pertanto peccò se non di omissione strumentale di corretta disposizione delle forze in suo possesso, certamente non fu all’altezza di governare una situazione straordinaria e servirsi delle informazioni in suo possesso per circoscrivere le azioni dei Black Bloc.

Il ministero degli Interni, a sua volta, sottovalutò (quanto strumentalmente?) le informazioni in suo possesso e non fornì adeguato sostegno di personale antisommossa al Questore di Genova, in grado non solo di presidiare la zona rossa ma anche di delimitare il raggio d’azione dei violenti e, intervenendo immediatamente per riuscire ad arrestarli.

In buona sostanza, fermo restando la gravità che ha in seguito determinato il gravissimo episodio della Scuola Diaz e dopo di quello, forse ancor più grave della Caserma del reparto mobile di Genova Bolzaneto, l’irresponsabilità di molti, da ambo le parti, permise una conclusione tragica e dolorosa in cui furono coinvolti non i veri responsabili delle azioni criminali ma persone che avevano l’unico torto di essere presenti a una normale manifestazione di protesta e non di una mattanza.

Responsabilità anche morali, da parte di una frangia degli organizzatori, politiche, da parte di un Governo di destra che voleva dimostrare di saper usare  il pugno di ferro verso gli “eversivi”, e penali, da parte di una Polizia mal guidata e con estremo uso di violenza vendicativa a posteriori, che furono certamente gli ingredienti di quelle tristi e famose giornate. La Magistratura, prima, e la Giustizia, poi, non hanno saputo o non hanno voluto individuare e punire con la dovuta severità gli “attori” di quei fatti.

Purtroppo, anche a quel tempo, i mass media amplificarono solo gli episodi di violenza (da parte dei partecipanti) e non fecero alcuna analisi sulle cause e sugli effetti.

Gallicus


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Il famoso “calcetto nel sedere” ora è diventato una cannonata?

Il Papa: basta uccidere i cristiani Il mondo non sia inerte e muto.
La comunità internazionale non sia «inerte e muta» di fronte all'«inaccettabile crimine» delle persone uccise per il solo fatto di essere cristiani: «si tratta di una preoccupante deriva dei diritti umani più elementari».

Questa notizia, pubblicata oggi sui vari quotidiani telematici e diffusa dai telegiornali di tutte le televisioni nazionali, potrebbe sembrare “ovvia” ma riflettendo un attimo mi pare molto di parte e comunque un incitamento a interventi che, allo stato dell’arte, sono interpretabili come invocazione ad una “guerra santa”.

Santa perché invocata in difesa di una comunità religiosa ben identificata e non generalizzata a tutte le vittime, in massima parte non cristiane, che sono massacrate ogni giorno dai fanatici guerriglieri musulmani (di parte).

Bellicosa perché, in buona sostanza e poiché la “diplomazia” nulla può fare con un fantasma, vale a dire il fanatismo che non ha identificazione in un singolo soggetto politico, ha dimostrato tutta la sua incapacità di risolvere pacificamente le stragi in atto.

Ciò che accade nei Paesi musulmani non è una classica guerra tra due nazioni, non ha un campo di battaglia dove i due eserciti contrapposti possono essere divisi pacificamente (?) da una terza forza d’interdizione, non ha una classe politica cui rivolgersi per risolvere le situazioni di contrasto, è semplicemente una carneficina ideologica e, in alcuni aspetti, tribale che si sparge a macchia di leopardo in zone difficilmente controllabili da qualche sparuto “casco blu”.

In buona sostanza è una guerra che richiede un potente schieramento di truppe, con armamenti adeguati e lunghi anni di battaglie isolate anche se ben più pericolose di una linea di fronte.
E, questa volta, dopo le esperienze della Somalia, dell’Afganistan e dell’Iraq, l’Occidente non ha nessuna voglia d’impantanarsi in altre avventure di quel tipo.

Infine una piccola annotazione da laico impenitente: perché mai strapparsi le vesti per i cristiani che muoiono. In epoche lontane erano considerati martiri che avrebbero avuto immediatamente accesso al Regno dei Cieli. Ora c’è qualche dubbio anche su questo?


Gallicus

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La nuova destra

Da Partito localista, autonomista, secessionista, le Lega vuole diventare un Partito nazionalista, ricettore di consensi della destra xenofoba, antieuropeista e fascista.

Non commettiamo lo stesso errore che, in passato, molti “esperti” politologi fecero nel sottovalutare la sua durata e il suo percorso. Dalla raccolta di voti dal serbatoio democristiano dei piccoli imprenditori e del ceto cattolico - conservatore, vasto e opportunista, del nord è passata a quella dei delusi del “grillismo”, deluso dall’inconcludente sterile moralismo e aventiniano dei seguaci del comico genovese.

L’attrazione che oggi la Lega esercita sull’opinione pubblica riflette la delusione dell’elettorato nei confronti di una Governo, che pur a guida piddina e definendosi di centro sinistra, adotta provvedimenti mutuati dalla destra berlusconiana e penalizzanti nei confronti delle classi (se così possiamo ancora definirle) più deboli e ancor peggio tutelate dalla crisi non ancora risolta.

A tutto ciò si somma la caduta verticale della credibilità nei confronti di un’Europa sempre più avviluppata su questioni di carattere finanziario ed economico, gestite in buona sostanza dalla Germania che, di fatto, penalizzano le nazioni più deboli tra cui anche l’Italia.

Il tentativo di fare da sponda alle forti critiche espresse dal sindacalismo in generale, ma in particolare a quello cigiellista, nei confronti delle politiche occupazionali e normative del Governo Renzi; la facile appropriazione di un “terrorismo psicologico” che addebita agli extracomunitari ogni sorta di azioni delinquenziali, fa la somma con un elettorato privo, da tempo, d’ideologie rassicuranti e omologanti.

L’unica “diga” che, allo stato dell’arte, può opporsi alla marea nazional – leghista sono ancora una volta Berlusconi e Forza Italia. Volenti o nolenti dobbiamo ammettere che non sarà certamente il PD a togliere spazio a questo “fermento”, tantomeno Grillo, sempre più aventiniano e politicamente insignificante, ma la destra europea anche se nel nostro Paese ha come leader un pregiudicato deriso, politicamente, dall’Europa.


In buona sostanza, Renzi e Berlusconi, nonostante tutto, saranno ancora gli arbitri del prossimo futuro politico italiano. L’alternativa potrebbe essere una destra omofoba, razzista, isolazionista e, per analogia, molto simile al fascismo, sia pure aggiornato al ventunesimo secolo.

Pubblicato il 1 marzo 2015

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Corsa alla diligenza o alla scialuppa di salvataggio?

Le improvvise “conversioni” di Parlamentari che individuano, ora, nel PD il Partito che interpreta le loro naturali aspirazioni sociali e politiche, mi paiono, quantomeno, sospette.
Che il partitino, fondato a suo tempo da Mario Monti, avesse avuto una vita travagliata sin dall’inizio, era un fatto evidente.

Il suo primo errore, lo fece fatto con presunzione e nonostante i consigli contrari dell’allora Presidente Napolitano di rimanere come “risorsa” e non come attore nella galassia politica italiana sin troppo affollata, convinto da un’incoronazione popolare. E già questo fatto denotava una scarsa conoscenza dell’elettorato da lui e dal suo Governo massacrato in nome dell’Europa !!

Il secondo errore fu di pensare che senza un sufficiente e autonomo sostegno di risorse finanziarie, decisivo per tutti i Partiti, potesse creare una formazione politica alternativa alla destra berlusconiana.
Il terzo e decisivo errore, la mancanza di carisma e di passione per dedicarsi alla vita politica di un uomo che aveva sempre dedicato la sua vita alla “professione” e alla “docenza” universitaria.

In buona sostanza il Centro è vuoto, lo aveva colmato la vecchia DC rappresentando con le correnti la destra, non dichiaratamente, fascista e la sinistra cattolica. La posizione di Scelta Civica era un’anomalia da purgatorio, senza alcuna possibilità d’incidere se non come “cespuglio” d’integrazione di voti per l’uno o l’altro schieramento nell’ormai evidente bipartitismo. Non considero il Movimento cinque stelle, perché avulso dal contesto politico istituzionale per sua volontà.

Era quindi naturale che, dopo la separazione in casa con l’NCD, una decisione dovesse essere assunta dai pochi parlamentari rimasti in SC e poco ascoltati da Alfano.

La scelta, anche in virtù di nuovi possibili scenari che, a breve si può ipotizzare, non poteva essere ulteriormente rinviata: il “carro” del possibile vincitore era a portata di mano e la “scialuppa di salvataggio” era già stata calata: bastava salirci sopra senza attendere che i posti fossero esauriti.
Quanto tutto ciò sia merito di Renzi, è tutto da dimostrare, senza dubbio ha influito maggiormente la determinazione dei “transfughi” di pararsi le spalle e di cercare un salvataggio prima dell’eventuale ciclone elettorale.

Che considero ostinatamente non molto lontano nel tempo, senza dubbio non prima dell’approvazione finale della nuova legge elettorale, ma nemmeno molto dopo.


Pubblicato il 7 febbraio 2015

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Matteo Renzi ha fatto ….centro !

Non è un anagramma ma solo una constatazione, pragmatica, del “capolavoro” del fiorentino. Con un colpo, suo o di chi l’ha consigliato, ha spiazzato in contemporanea la sinistra Dem del partito, sia l’intero centro destra. La proposta “secca” del candidato Mattarella aveva alternative? 

Senza ridiscutere il trascorso politico di Mattarella, vorrei solo porre l’accento, da laico, su alcune incongruenze tra l’entusiasmo “sinistro” e le sue note convinzioni, legittime, in fatto di laicità. 

Cito testualmente: “Papa Francesco, Renzi e Mattarella, seguaci di San Francesco, sono persone colte e perbene ma accumunate da una credenza religiosa, quella cattolica e/o cristiana. Credenza legittima e rispettabile, al pari di altre, se non entrasse spesso in rotta di collisione con le prerogative e con le peculiarità di uno Stato laico, che legifera per la comunità intera, e non teocratico, per cui quel che per la credenza religiosa è un peccato, come il divorzio, l’aborto, l’eutanasia, l’eterologa o la contraccezione, si tende e si pretende di elevarlo a legge con relativi divieti e restrizioni.” 

Quanto di tale descrizione coincida con la “laicità” e il rispetto della nostra Costituzione, e con l’assunzione di un incarico che ne assicuri il rispetto, sarà tutto da verificare nel prossimo futuro. Da questo lato, credo che dovrebbe assicurare maggiormente la componente centrista e destrorsa del Parlamento, rispetto ai “presunti” laici di sinistra. 

Che la strada indicata da Renzi, con questa mossa, potesse essere vincente, nessuno lo dubita ma forse poteva essere più “addolcita” mettendo in ordine, nella lista dei candidati, prima un laico, almeno salvando la faccia, e successivamente il possibile vincitore. 

Aver messo in difficoltà Alfano e Berlusconi non è sufficiente per accreditarsi come “genio politico” del momento, così come inneggiare alla supremazia politica del Partito Democratico, con una mossa, tutto sommato “centrista”, non mi pare assolutoria per la sinistra Dem e altri “compagni” che hanno subito e non “contribuito” a questa soluzione. 



Ragioni si Stato? Posso accettare la giustificazione non l’apologia del risultato.

Pubblicato il 1 febbraio 2015


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Il discorso del Presidente Napolitano

Il Presidente della Repubblica ha fatto un discorso che a molti non è parso all’altezza della sua posizione.
Non condivido questa interpretazione per diversi motivi.

Discorso Istituzionale: E’ vero che non ha accentuato, in modo specifico e puntuale, le diverse problematiche che ancora devono essere risolte da parte della nostra politica. D’altra parte l’ha fatto non solo nei precedenti otto discorsi annuali, ma in ogni situazione si trovasse a esternare. Pochi giorni orsono li ha ripetuti alla presenza dei Rappresentati del Parlamento, del Governo e della Diplomazia.

Discorso politico: Dobbiamo sempre ricordare che il Presidente della Repubblica è il Garante della Costituzione e non un politico di parte. Oltre a bloccare provvedimenti in evidente “odore” d’incostituzionalità, non può fare altro. Può suggerire o dare proprie interpretazioni a provvedimenti in discussione ma poi è compito del Parlamento e del Governo redigere gli Atti e le Norme di tali provvedimenti. Che siano di sinistra o di destra non spetta al Presidente della Repubblica esprimere giudizi e/o bloccarli.

Responsabilità personali:  Ricordiamoci sempre che il suo secondo mandato è stato richiesto dalle Forze Politiche perché non in grado di formare una maggioranza atta a eleggere un’altra personalità La sua accettazione era, ed è sempre rimasta, subordinata all’eccezionalità del momento e all’accordo che fossero avviate le Riforme da lui sempre invocate e, dalle forze politiche, sempre disattese. L’indirizzo di tali Riforme non era di competenza del Presidente della Repubblica bensì del Parlamento. Sarebbe assurdo se non arbitrario ritenerlo responsabile della “forma” e del “contenuto” di esse.

Discorso umano:   Napolitano ha ricordato altresì il dovere di un Capo di Stato: !Quello di essere in grado, fisicamente e mentalmente, di assolvere i compiti che gli sono attribuiti dalla Costituzione. Ha onestamente ammesso di non essere in grado di continuare in tale compito e ne trae le dovute conseguenze. Nel contempo ha ricordato che sarebbe opportuno che anche il popolo italiano si debba far carico della governabilità del nostro Paese senza, sempre, addossare ad altri le responsabilità dell’attuale stato.


Mi pare che detto ciò non ci si potesse aspettare nulla di particolarmente eclatante se non le possibili, e immancabili, disquisizioni da “chiacchiericci salottieri”, ai quali non sfugge l’occasione per distinguere i vari colori dell’arcobaleno sulla propria e personale scala cromatica.


Pubblicato il 1 gennaio 2015

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Le due “cooperanti”.

Passato il primo momento di “euforia buonista” per il rilascio delle due ragazzine, ingenue idealiste e incoscienti, cominciano ad affiorare retroscena che ripropone i dubbi di quanti, me compreso, hanno sollevato in relazione alla strumentalizzazione di “cattivi maestri” che ne hanno determinato la loro prigionia e la richiesta di riscatto.

Il termine “cooperanti” utilizzato sia dal Governo sia da quanti hanno voluto, in tal modo, rendere più leggera la loro colpa, dovrebbe essere altrimenti utilizzato proprio da quegli Enti e Associazioni che con professionalità e serietà svolgono tale compito. Non comprendono che identificare con questo termine un esempio di superficialità individualistica, all’opposto, squalifica la loro importante mission e la rende sospetta di fronte all’opinione pubblica.
La soddisfazione per la loro liberazione, prescindendo dagli aspetti economici secondari rispetto alla tutela della vita umana, non si deve confondere con il giudizio di merito e con la riprovazione per atti inconsunti e forieri di conclusioni che potrebbero, anche non essere positive come questa.

Pubblicato il 18 gennaio 2015


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Tsipras in Grecia, chi in Italia ?

Ciò che è successo in Grecia non può funzionare anche nel nostro Paese. In primo luogo perché non abbiamo una Sinistra Radicale credibile, e, secondariamente, perché ciò che si “definisce” sinistra non ha un Leader carismatico, non xenofobo, non razzista, non pregiudizialmente anti europeo.
Da ultimo, e non secondario, il vizio italiano di diversi su tutto in nome del proprio “particolare”, storicamente generato dall’infausto 21 gennaio 1921 che ancor oggi pesa sull’unità della sinistra di casa nostra.

Il Partito di Tsipras, Syriza, ha avuto l'intelligenza di raggruppare milioni di persone sotto l'idea di cambiarla l'Unione Europea e non di distruggerla. Anche se sarebbe stato molto più facile al livello nazionale puntare tutto su l'odio e sullo schifo che in questi anni il popolo greco ha avuto verso questa Europanazionale puntare tutto su l'odio e sullo schifo che in questi anni il popolo greco ha avuto verso questa Europa.

Anche Tsipras dovrà tener conto dell’alta percentuale delle astensioni, ma questo non ha impedito, alla sua formazione politica, di emarginare le frange più oltranziste riconducendo il disagio della popolazione greca alla logica della “forte ri-negoziazione” dell’austerità, intesa come possibile soluzione del rilancio economico e occupazionale europeo.

Tsipras ha capito che le “Riforme” istituzionali, fine a se stesse, non portano alcun vantaggio alla “società” se non accompagnate, in molti casi precedute, dall’attenuazione di quelle economiche e sociali. Il rilancio economico non avviene riscrivendo la “legge elettorale” o inserendo modifiche costituzionali, bensì agendo su quei fattori che impediscono la crescita quali la povertà e l’occupazione.

Sicuramente la Grecia è partita da una situazione particolarmente difficile dopo anni di gestione zeppa di superficialità, (c'è anche da dire che oltre all'età pensionabile relativamente bassa, la Grecia ha sempre concesso agevolazioni e benefici fiscali molto più alti rispetto agli standard Europei), di una massiccia evasione fiscale e un calo nel settore turistico, trascinando nel baratro la Grecia.
E in Italia?

Le forze politiche antagoniste, non invischiate nell’attuale forma, esplicita o implicita, di Governo che possono identificarsi con la “primavera” greca, sono, allo stato dell’arte, molto vaghe, indistinte e soprattutto poco credibili. Alcune per il loro fondo esplicitamente razziale e xenofobo, altre riducono la complessità dei problemi all’autarchia monetaria ed economica.

Il resto è cronaca di tutti i giorni: dichiarazioni più o meno entusiaste, velleità risibili e autoreferenziali ma, nella sostanza, prive di organicità e di sostegno programmatico. E, da ultimo, prive di una “mente coagulante”.


Pubblicato il 26 gennaio 2015

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